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Un sottile equilibrio tra genius loci, innovazione e funzionalità: questa la cifra stilistica di FDA. Alessio Fiorini e Roberto DAmico ci spiegano il loro approccio sartoriale che trasforma ogni spazio in unesperienza unica.

FDA Architetti è uno studio di progettazione innovativo e dinamico, fondato nel 2015 a Terracina in provincia di Latina da Alessio Fiorini e Roberto D’Amico, mettendo in comune visioni, competenze e un forte focus sull’industria dell’ospitalità. Alessio ha una vasta esperienza nella progettazione di concept e realizzazione di render, Roberto segue da sempre gli aspetti amministrativi e la gestione diretta del cantiere.

La New Junior Suite dell’hotel Haway a Martinsicuro (Teramo), ph. Carlo Oriente.

Dall’incontro con i consulenti di Teamwork Hospitality, società specializzata in consulenza alberghiera, scocca la scintilla e la forte vocazione verso il mondo dell’ospitalità, che caratterizza oggi lo studio.

Dalla progettazione architettonica all’interior design, dal product design fino alla visualizzazione 3D, che siano piccoli interventi di rinnovamento o interventi di riqualificazione più complessi, FDA mira a creare spazi che migliorino l’esperienza del soggiorno degli ospiti attraverso l’eccellenza nel design di ogni dettaglio.

Abbiamo chiesto ad Alessio quale sia la loro idea di ospitalità.

“Noi abbiamo il compito di tradurre in un progetto architettonico e di design l’idea di ospitalità del nostro cliente”, ci risponde Alessio. “L’architetto non è un artista puro, nulla nel nostro lavoro nasce per il puro gusto di creare. A questo proposito ci piace citare un concetto espresso dal matematico francese Henri Poincaré – nel quale ci riconosciamo molto – che definiva la creatività come la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili. Un progetto di architettura risponde a esigenze specifiche. Il nostro compito sta nell’ascoltare con attenzione il committente, raccogliere tutti gli elementi preesistenti, senza imporre le proprie idee, ma proponendo combinazioni nuove.

we. Aiutare il committente a comprendere ciò che è meglio per la sua struttura, quindi. Potremmo definirla una maieutica del design?
In un certo senso. Attraverso l’ascolto attento e attivo riusciamo, spesso, a trovare soluzioni a problemi inespressi. Sicuramente comunque il nostro è un approccio sartoriale, con un’attenzione maniacale ai dettagli. Un progetto su misura è fondamentale per la soddisfazione del committente e dell’ospite che è il nostro cliente finale.

Una delle camere dell’Hotel Villa del mare a Maratea (Potenza).

we. Cosa significa ascolto “attento e attivo”?
Significa che non basta ascoltare ciò che viene espresso, bisogna andare oltre. Fondamentale prima di tutto è stabilire una relazione, un rapporto umano, diventare una sorta di confidenti dei nostri committenti, non dei semplici consulenti di design. Solo così possiamo comprendere le reali esigenze e dare un contributo fattivo.
A volte l’idea di business è estremamente chiara, altre volte il nostro contributo serve a proporre una diversa prospettiva; è il caso di un recente lavoro all’Elaia Garden Hotel a Sperlonga (Latina); i disegni di questo progetto raccontano una proposta molto diversa dall’idea iniziale del committente, ma in questo modo abbiamo risolto esigenze che erano latenti da tempo. Attraverso interviste preliminari ascoltiamo i racconti delle storie accadute, delle problematiche di gestione affrontate, tutto questo diventa per noi fonte di ispirazione.
Il nostro obiettivo è essere propositivi e suggerire al cliente qualcosa a cui lui non aveva pensato. Quando ciò succede, quando riusciamo a fare squadra, si stabilisce una magica sinergia e si lavora insieme a un progetto comune.

Uno dei nuovi progetti di FDA Architetti: l’hotel Elaia Garden Hotel a Sperlonga (Latina).

we. Come si svolgono queste interviste?
Si tratta di un vero flusso di coscienza. Organizziamo una sorta di workshop con il committente e possibilmente con tutti gli attori del processo per esplorare idee e priorità, viene compilato un documento con domande su budget, obiettivi e preferenze, predisponiamo delle moodboard con raccolte di immagini, materiali e colori per definire uno stile condiviso. Le informazioni che ci arrivano vengono poi messe a sistema in un plan riassuntivo di progetto.

Una stanza appena rinnovata del Grand Hotel Excelsior di Amalfi (Salerno).

we. Tornando al brief vero e proprio, quali sono gli aspetti fondamentali che è necessario raccogliere?
Abbiamo necessità di capire alcune cose fondamentali, prima fra tutte, naturalmente, la tipologia di clienti a cui ci rivolgiamo e le reali necessità dell’albergatore, ma in realtà i due elementi fondamentali di un brief per noi sono la completezza e il coraggio di raccontarsi. Va da sé che l’aspetto più difficile da gestire è il budget, ma in questo siamo veramente bravi. Abbiamo interiorizzato quali sono i budget necessari e riusciamo a ottimizzare i costi. Ma l’ascolto di cui parliamo non si ferma al committente, “ascoltare” l’edificio è il primo passo di ogni progetto: comprendere la sua storia, come è vissuto dalle persone che lo abitano, la materia di cui è fatto. Solo così possiamo immaginare spazi che non si sovrappongano, ma si integrino con ciò che li circonda. Ogni intervento, che sia un restauro conservativo o un restyling completo, nasce da un dialogo con la struttura esistente e con il contesto in cui si inserisce.

Penso al progetto realizzato per l’Hotel Villa del mare a Maratea (Potenza), capace di interagire con la potenza del paesaggio circostante, o quello per l’hotel Venere Azzurra a Lerici (La Spezia), in grado di valorizzare la già straordinaria posizione della struttura.
Nel nostro lavoro, il rispetto dello spirito dei luoghi si traduce in soluzioni su misura, capaci di valorizzare le specificità architettoniche e culturali di ogni edificio. Che si tratti di un hotel affacciato sul mare o di una residenza storica in centro città, cerchiamo sempre di mantenere un equilibrio tra innovazione, funzionalità e identità.

Design e arredi su misura per le stanze dell’Hotel Villa del mare a Maratea (Potenza).

we. Scorrendo le immagini del vostro portfolio, emergono forti alcuni tratti di continuità tra le realizzazioni. Quali sono gli elementi comuni a tutti i vostri progetti?
Sicuramente la forte caratterizzazione di ciascun ambiente, che realizziamo attraverso l’utilizzo di render fotorealistici. Curiamo ogni singolo dettaglio, perché crediamo che siano le piccole cose a fare la differenza e a rendere ogni ambiente unico e speciale, inoltre ogni elemento partecipa al racconto complessivo della struttura. Lo storytelling è essenziale.

Nella scelta dei materiali diamo preferenza alle prestazioni, piuttosto che al valore intrinseco del materiale stesso. Un materiale giusto, per noi, deve essere innanzitutto funzionale e duraturo.
Altro elemento fondamentale nei nostri progetti è lo studio e l’utilizzo della luce. Prestiamo molta attenzione al rapporto con la luce naturale e alla qualità delle visuali: ogni ambiente diventa così una cornice aperta su quello che lo circonda, che entra a far parte del design interno. Anche l’ingegnerizzazione delle luci è per noi importantissima e va di pari passo con la nostra idea di progetto.

Attraverso la luce la percezione dello spazio progettato raggiunge la massima espressione, come nel caso del Grand Hotel Excelsior di Amalfi (Salerno) dove l’illuminazione, firmata Astro Lighting, sottolinea i dettagli architettonici e gli arredi, conferendo un’armonia che amplifica il senso di comfort.
Credo, inoltre, che i nostri progetti si distinguano per un tocco di sobrietà e compostezza, un bilanciamento tra atmosfere accoglienti e servizi necessari, tra estetica e funzionalità.

Questa è la missione del nostro lavoro: plasmare spazi che rispondano a esigenze funzionali evocando nel contempo emozioni e connessioni profonde.

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In apertura, Hotel Venere Azzurra a Lerici, ph. Francesca Pagliai.

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