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La CEO del Gruppo Cannavacciuolo si racconta a we:ll magazine. Dall’esperienza fondativa di Villa Crespi alla nascita e allo sviluppo della collezione Laqua, il suo percorso intreccia alta cucina e ospitalità, visione manageriale, attenzione al design e forte legame con i territori.

Con una squadra di oltre 250 persone, Cinzia Primatesta e Antonino Cannavacciuolo, coppia nella vita e nel lavoro, lavorano ogni giorno alla crescita delle 12 diverse realtà a cui hanno dato vita dal 1999, sviluppando nuove proposte e condividendo sogni e obiettivi, come in una grande famiglia. Dopo Villa Crespi, è nata la collezione Laqua con i suoi 5 boutique hotel. È l’acqua il denominatore comune delle prime due strutture – Laqua by the Lake e Laqua by the Sea – a cui si sono aggiunte via via Laqua Vineyard, Laqua Countryside e Le Cattedrali Relais.
Questi boutique hotel, immersi nella natura, in borghi autentici e lontani dalle classiche e affollate rotte turistiche, vogliono incarnare l’essenza stessa dell’ospitalità italiana, attraverso attenzione all’accoglienza, cura del design, esperienze gastronomiche curate in ogni minimo dettaglio e piccoli angoli benessere. Autenticità, equilibrio e sostenibilità sono i concetti cardine di questo gruppo, che si caratterizza per l’impronta green e per il felice connubio tra ristorazione e ospitalità.

Villa Crespi, hotel 5 stelle lusso sul lago d’Orta. L’edificio fu costruito nel 1879.

Abbiamo provato a carpire la formula segreta di questo successo intervistando Cinzia Primatesta, CEO del Gruppo Cannavacciuolo.

we. Villa Crespi rappresenta l’anno zero della vostra storia. Ricordate l’istante in cui avete intuito che l’incontro tra alta cucina e ospitalità avrebbe definito il vostro percorso?

Sì, per noi Villa Crespi è davvero l’inizio di tutto. Quando Antonino e io abbiamo preso in gestione la villa e il ristorante eravamo molto giovani, pieni di entusiasmo e con una visione ambiziosa. La mia esperienza familiare nell’hôtellerie mi ha dato il senso dell’accoglienza, mentre Antonino portava già con sé la passione per la cucina stellata. Da subito abbiamo percepito che non volevamo solo un ristorante, ma un luogo dove gastronomia e ospitalità fossero inseparabili, un connubio capace di offrire un’esperienza completa agli ospiti.

we. La scintilla del connubio food & hospitality, che oggi è il vostro segno distintivo, allora era un territorio tutto da esplorare. Qual è stata la filosofia che ha guidato i primi passi nell’unire due mondi così complessi?

La filosofia che ci ha guidato è sempre stata quella dell’autenticità e dell’equilibrio. Non volevamo che l’ospitalità fosse solo un servizio di contorno alla cucina, né che la ristorazione potesse essere pensata senza considerare il contesto in cui viveva. Pensavamo che l’esperienza del cliente potesse arricchirsi solo se soggiorno e menu fossero trattati con la stessa cura. Per me e Antonino era naturale: siamo cresciuti in ambienti in cui ristorazione e accoglienza convivono.

Laqua by the Lake a Pettenasco (Novara), ph. Francesca Pagliai.

we. La vostra forza sembra nascere da una complementarità rara. Quanto dialogano e si contaminano i vostri ruoli? Quanto di Cinzia ritroviamo in cucina e quanto di Antonino nella gestione dell’hospitality?

Credo che la nostra forza derivi proprio dal fatto che siamo molto diversi ma lavoriamo per lo stesso obiettivo. Io porto la mia visione dell’ospitalità, la mia esperienza gestionale e il mio senso dell’organizzazione. Antonino, dal canto suo, è il cuore creativo della cucina. Ma non esistono confini rigidi: in molti progetti la mia sensibilità per il ricevimento influenza le scelte del gruppo, mentre lui partecipa attivamente alla filosofia dell’accoglienza. È un dialogo continuo, una contaminazione positiva.

we. Dal 2015 chef Cannavacciuolo è diventato un volto familiare anche per chi non frequenta l’alta cucina. Quanto questa visibilità ha influenzato la percezione del brand e la crescita manageriale del gruppo?

La visibilità di Antonino ha avuto un impatto indubbiamente importante. Avere uno chef così noto ha portato il gruppo Cannavacciuolo sul radar di un pubblico molto più ampio, non solo appassionati di cucina stellata ma anche viaggiatori alla ricerca di esperienze uniche.
Questo ha favorito una crescita strategica dell’ospitalità: non siamo più solo un ristorante, ma un brand alberghiero riconosciuto. Allo stesso tempo, la notorietà richiede una gestione attenta e una struttura manageriale solida, ed è qui che il mio ruolo diventa cruciale per garantire coerenza e qualità.

Laqua Countryside a Ticciano (Napoli).

we. Ogni resort della collezione Laqua, nata nel 2021, sembra raccontare una diversa sfumatura della vostra filosofia. Da cosa nasce il desiderio di dare vita a un nuovo resort? Da un luogo, da un’intuizione o da una mancanza nel panorama dell’ospitalità?

Il desiderio di creare le case della collezione Laqua nasce da un mix di intuizione e appartenenza. Volevamo portare la nostra idea di ospitalità in luoghi autentici, non necessariamente nelle grandi città, ma in contesti naturali dove pace e lentezza potessero dialogare con il nostro modo di concepire il lusso.
Ogni resort è diverso perché ogni location ha un’anima, ma l’idea di base è sempre offrire un’esperienza completa: territorio, gastronomia, design, relax.

we. Pur nella loro unicità, i vostri resort condividono un DNA riconoscibile. Quali sono gli elementi imprescindibili che definiscono l’identità dell’ospitalità firmata Cannavacciuolo?

Gli elementi che definiscono il nostro DNA sono autenticità, accoglienza familiare ma curata, un forte legame con il territorio e la contaminazione tra alta cucina e hospitality.
Crediamo in un’ospitalità capace di sorprendere, coccolare e far sentire a casa dal primo secondo; un’ospitalità che rispetta il design, ma lo interpreta con calore, valorizzando la convivialità. Ogni progetto, anche se diverso, deve trasmettere questi valori.

Laqua by the Sea, ph. Beatrice Pilotto.

we. Quando nasce un progetto, tutto parte da un’idea che diventa spazio. Quanto è preciso, guidato, narrativo il brief che affidate ai progettisti?

Il brief che diamo ai progettisti è molto curato e al tempo stesso narrativo. Non è solo una lista di stanze o spazi: raccontiamo la nostra visione, l’anima che vogliamo dare a quel luogo, il legame con il territorio e i valori della nostra ospitalità. Ci teniamo che architettura e design esprimano una storia, che ogni elemento contribuisca a creare esperienza con un focus sulla sostenibilità. Al tempo stesso lasciamo spazio alla creatività dei designer, perché la contaminazione è parte del nostro approccio.

we. Preferite costruire continuità lavorando con un team consolidato o ogni progetto merita un nuovo sguardo, un nuovo linguaggio?

Credo che il nostro approccio mescoli entrambi gli elementi. Da un lato valorizziamo la continuità, perché il nostro team consolidato conosce i valori del gruppo, la filosofia dell’ospitalità Cannavacciuolo e sa come incarnarla. Dall’altro, ogni progetto merita un nuovo sguardo: quando apriamo un resort, vogliamo che ci sia sempre qualcosa di fresco e distintivo che lo renda unico. Questo equilibrio è fondamentale per mantenere coerenza e al tempo stesso innovare.

we. Il design ha un ruolo centrale nell’identità del gruppo. Come selezionate architetti e designer chiamati a interpretare i vostri luoghi? È un incontro di visioni o un innesto nel vostro immaginario?

La scelta di architetti e designer nasce sempre da un incontro di visioni. Selezioniamo professionisti che condividono la nostra sensibilità e che sanno interpretare la storia, l’identità e le emozioni che vogliamo trasmettere. Non si tratta solo di esecuzione tecnica, ma di una narrazione in cui il design diventa un linguaggio. Spesso sono innesti nel nostro immaginario, ma anche collaborazioni: vogliamo che i progettisti portino la loro cultura, armonizzandola con il nostro mondo.

Laqua Vineyard a Casanova (Siena).

we. Siete diventati un punto di riferimento nel lusso italiano e internazionale. Ora che questa ambizione è una realtà, quale nuova frontiera desidera esplorare il Gruppo Cannavacciuolo?

Per noi la nuova frontiera non è solo geografica, ma esperienziale. Non si tratta solo di aprire altri resort di charme, ma di continuare a raccontare storie: il nostro ideale è creare luoghi unici dove design, cucina, sostenibilità, comunità ed esperienza dell’ospite si fondono in modo autentico. Vogliamo esplorare forme di ospitalità ancora più personalizzate, anche con progetti boutique, mantenendo sempre la stessa attenzione al dettaglio, al territorio e alla relazione con il cliente.

we. La vostra vision parla di espansione e innovazione. Quali nuovi progetti, destinazioni o concept possiamo aspettarci entro il 2026?

Non ci fermiamo mai: la nostra volontà di esplorare territori iconici attraverso format differenti è più viva che mai. Stiamo valutando nuove opportunità di espansione, sempre guidati dal desiderio di creare esperienze uniche e coerenti con la nostra identità.

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In apertura, Antonino Cannavacciuolo e Cinzia Primatesta a Villa Crespi a Orta San Giulio (Novara).

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