Rodrigo Milano, rosso è il suo colore.
Il nuovo ristorante firmato da Nick Maltese porta sui Navigli l’anima del celebre locale di Bologna. Un progetto che intreccia cinema e materia, luce e memoria, nel segno del rosso.
Bologna si sdoppia nel ristorante Rodrigo aperto a Milano in zona Navigli nel segno distintivo del colore che identifica molti quartieri cittadini, il rosso. Dietro le vetrine su strada si apre una sequenza di ambienti sorprendenti, che accompagna il visitatore dal welcome desk d’ingresso – simile al foyer di un cinema o di un hotel – fino alla zona bar e bistrot.

Non c’è nulla di scontato nell’interior design di questo ristorante che ha come primo intento quello di infondere, con la sua calda atmosfera, un senso di tranquillità e accoglienza a dispetto di una città frenetica come Milano. Il progetto di Nick Maltese mette subito in chiaro le proprie radici cinematografiche, quelle del neorealismo che si sviluppò nel Dopoguerra a partire dai caffè vintage frequentati da artisti e registi.


La tonalità borgogna, la boiserie in noce italiano, il bancone bar ad angolo, i velluti avvolgenti e le carte da parati anni Cinquanta-Sessanta di Élitis ricreano l’atmosfera di quei luoghi così vitali ed eclettici e anticipano il percorso visivo che si dipana nel susseguirsi degli spazi. Il pavimento in resina rosso e le sedute in paglia di Vienna richiamano materiali d’epoca che sono accostati a elementi contemporanei.
Bologna, dove Rodrigo è nato nel 1949, è onnipresente nei colori, nelle arcate fra gli spazi che richiamano i portici fra le piazze della città, nelle carte da parati che ne riproducono il paesaggio collinare e nei materiali identitari e materici. Sono tutti riferimenti alla città capostipite così diversa dal contesto metropolitano milanese.


Nelle intenzioni dei progettisti lo spazio è evocativo: “è un luogo dove riaffiorano emozioni e ricordi, come una pellicola che scorre lenta e affascinante davanti agli occhi di chi varca la soglia. Rodrigo è più di un ristorante ovvero è un’esperienza immersiva, dove il design dialoga con la memoria e la luce diventa il filo conduttore del racconto. Ogni dettaglio nasce da un equilibrio tra la grazia della tradizione bolognese e l’energia contemporanea di Milano. Ho cercato di costruire un’atmosfera che avvolge, non che impone: uno spazio che accoglie con calore, ma parla con eleganza. Mi interessa quel punto in cui l’estetica incontra l’emozione – dove la bellezza non è solo forma, ma un modo di far vivere le persone dentro un’esperienza sensoriale autentica”.

Tutto il linguaggio materico di Rodrigo ruota attorno a calore, tattilità e riflesso. Marmo, velluto, ottone e carte da parati sono materiali che evocano un modo di vivere conviviale, raffinato, cinematografico.
Il locale si sviluppa fino all’interno dell’isolato, dove è posizionata la sala principale, tramite un corridoio ritmato dal grande chandelier artigianale e dal fish bar dedicato ai crudi di mare; qui specchi nebulizzati e vasi colorati amplificano la lavorazione a vista rendendola più immersiva.


Dal rosso si passa a una palette cromatica nei toni petrolio e oliva con un cambio di scenografia, fra boiserie scure, cabinet colmi di bottiglie di vino e candide tovaglie, che richiama le trattorie d’altri tempi.
Agli effetti cinematografici generali contribuisce anche il susseguirsi di apparecchi luminosi di Light4, Karman e Tom Dixon di diversa fattura: lampadari in vetro ambrato, sinuose applique e punti luce soffusi. Non sono da meno i tendaggi sipario volutamente pesanti e con proprietà fonoassorbenti.


Tutti dettagli che riportano alla memoria atmosfere dove convivevano lentezza, ascolto e attenzione che qui al Rodrigo sono più vive che mai.
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In apertura, il ristorante Rodrigo Milano, ph. Riccardo Mordenti.
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