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Dimmi che siamo in Sicilia senza dirmi che siamo in Sicilia. Un sottile equilibrio di design, narrativa e brand identity nel nuovo Terradamari Resort & Spa Tapestry Collection by Hilton a Marina di Modica. Un progetto di Studio Chiara Caberlon Architetti.

Ogni struttura ricettiva ha una storia unica; design, narrativa e brand identity sono elementi distintivi fondamentali per farla emergere. Una storia ben raccontata crea emozione, trasformando l’esperienza del cliente in un ricordo indimenticabile. Quello che lega l’architetto Chiara Caberlon alla Sicilia è un amore che dura da anni e che ha portato alla realizzazione di molti progetti di accoglienza turistica sull’isola.

La reception al Tapestry Collection by Hilton in Sicilia, ph. Diego Cicero.

Il segreto perché un amore duri sta nella capacità di rinnovarsi sempre, di non dare nulla per scontato e nel ricominciare ogni giorno come fosse il primo. È stato così anche con il Terradamari Resort & Spa, primo Tapestry Collection by Hilton in Sicilia. Tutto nasce dalla visione di un imprenditore modicano con la passione per l’hôtellerie – Raimondo Minardo – che ha voluto restituire valore al suo territorio, recuperando un rudere abbandonato da più di 30 anni sul promontorio di Punta Regilione a Marina di Modica (Ragusa).

La proprietà non vuole un progetto qualsiasi, desidera che si instauri un dialogo profondo con il paesaggio circostante e che il design racconti l’essenza stessa di questa parte bellissima di Sicilia. Ed è qui che entra in gioco lo Studio Chiara Caberlon Architetti.

“Molto spesso il lavoro di noi architetti ha a che fare con il mare, ma d’inverno”, ci racconta Chiara Caberlon. “Anche in questo caso ho effettuato il primo sopralluogo durante l’inverno e sono rimasta colpita dall’atmosfera, dalla luce e dai colori delle dune e del mare. Non i colori saturi dell’estate, ma quel mix delicato e soft di azzurro, sabbia e grigio che ho voluto nella palette colori di tutto l’interior”.

Il ristorante A’ Truvatura, ph. Diego Cicero.

Poi è arrivato il concept di progetto pulito, semplice, ispirato alla natura siciliana -, evitando volutamente gli stereotipi, per abbracciarne l’estetica più autentica, che trae spunto dalle dune di Modica, dalla luce cangiante del cielo e dal respiro profondo del mare.

L’elegante essenzialità del progetto richiama infatti un lusso pulito e profondo che vuole raccontare una connessione tra lo spazio, la luce e il mare, nel quale l’isola è placidamente adagiata. Tutto l’interior è in dialogo con l’esterno in un gioco di In e Out continuo, con grandi vetrate attraverso le quali il mare è sempre presente.

“Abbiamo usato la ceramica come oggetto imperfetto che brilla e riflette” continua Chiara. “Ho giocato molto con l’uso del colore e dei materiali riflettenti e molta parte dei dettagli sono stati realizzati partendo da un mio disegno”.

we. Che cosa significa lavorare con Hilton alla realizzazione di una struttura Tapestry? Quanto hanno pesato le richieste del brand e della proprietà nelle scelte progettuali?

Lavorare in Sicilia, con un siciliano che vive e ama il suo territorio ed è un imprenditore illuminato e visionario, ha fornito innumerevoli spunti, a cominciare dalle scelte dei materiali (legno, rattan, ceramiche e pietre, lavorati artigianalmente) che sposano un’estetica contemporanea, ma calda, oltre a rispondere alle esigenze di una facile gestione, o dalla scelta di manodopera per lo più locale per avvantaggiare le risorse locali. Il gruppo Minardo ha già realizzato altre strutture di ospitalità, ma desiderava fortemente sperimentare l’esperienza con un brand forte. Terradamari è stata per tutti noi l’occasione per un confronto, molto produttivo, con Hilton. Lavorare in team con un brand straniero aiuta a guardare con occhi diversi la nostra Italia – la Sicilia in particolare – e ad acquisire una visione più completa.

Inoltre, le precise richieste di Hilton perché la struttura potesse diventare una Tapestry ci hanno molto aiutato a fare un corretto posizionamento dell’hotel. Hilton, infatti, ci ha richiesto una precisa analisi di mercato e dei competitor, dalla quale sono emerse aree di debolezza e punti di forza sui quali concentrarci. Essere una struttura Tapestry significa offrire una esperienza autentica nel territorio, ma anche seguire linee guida precise per realizzare un prodotto di alta gamma con uno stile attrattivo e una narrazione forte che rappresenti i valori del brand: holistic opulence, sustainable sofistication”.

we. Terradamari è un nome molto evocativo, racconta di una terra amata e da amare, ma contiene in sé anche la radice della parola mare, che è il protagonista indiscusso in questa struttura.

Valentina Piccirillo Communication Juice. Il nostro obiettivo era quello di raccontare attraverso il nome la peculiarità dell’hotel. Per farlo abbiamo organizzato i pensieri seguendo tre linee guida: la territorialità nel senso più ampio del termine, la storia e l’attinenza con la tradizione e le sue contaminazioni.
Giocando poi con la lingua siciliana abbiamo immaginato un nome evocativo che si potesse leggere in più modi: una terra da amare (terra da amari) e la terra vista dal mare dai pescatori (terra da mare). Una licenza poetica che evoca tante sensazioni in una parola semplice e dal bel suono.
Tradizione e contaminazione, oltre a un pizzico di poesia, si ritrovano anche nel nome della Spa: (O/U) Sciàtu (da Ciàtu) la cui semplice traduzione (respiro) non rende appieno la profondità che questo termine ha nella lingua siciliana. Ciàtu è essenza, vita, amore, ma anche soffio, vitale o di vento. Ciàtu meo è il vezzeggiativo con il quale in siciliano le madri chiamano i propri figli, perché il fiato vitale è il senso stesso della vita. Da ultimo, ma forse dovrei dire primo, il nome proposto per il ristorante A’ Truatura, che sta a indicare l’atto del ritrovamento di un tesoro, nascosto da molto tempo e dimenticato da tutti, come Terradamari, appunto.

we. Sense the soul of Sicily, il pay off di Terradamari promette un’esperienza sensoriale e immersiva con il territorio.

Valentina Piccirillo. Abbiamo studiato molto per offrire la migliore esperienza possibile al nostro ospite. Noi crediamo che quanto più profonda sia la storia raccontata tanto migliore sarà l’esperienza che si vive in hotel. Ogni touchpoint, quindi, deve parlare inglese e siciliano, raccontare con delicatezza la storia del brand, creando una connessione unica con le persone, ma anche questa atmosfera vergine e selvaggia, questo rapporto viscerale con un territorio molto complesso, ricco, fecondato dal mare, che come liquido amniotico lo circonda, ma anche terra di conquista.

Chiara Caberlon. Architetto, proprietà e il luogo sono sempre seduti attorno allo stesso tavolo di progetto. L’architetto ha il compito di ascoltare il desiderio del cliente e la storia del luogo. In questo caso le due richieste erano coincidenti e ciò ha reso entusiasmante la realizzazione. Inoltre abbiamo lavorato al progetto e alla narrative di pari passo, grazie alla nostra sinergia di studio con Communication Juice, e questo ha reso molto coerenti i linguaggi e scorrevole il lavoro. Vedere il progetto da zero, poter far nascere assieme design e narrazione è l’ideale.

Se è vero che per accettare ospitalità occorre un atto di fiducia, al Terradamari questa fiducia appare ben riposta.