DOP economy: l’Italia che cresce, tra territori forti e nuove rotte dell’export.
Numeri in rialzo, export da record e una geografia del valore sempre più distribuita: il Rapporto Ismea-Qualivita fotografa una DOP economy matura, capace di trasformare le sfide globali in strategie di rilancio. Dal primato del Triveneto al peso dei grandi formaggi e del vino, un sistema che continua a spingere l’agroalimentare italiano.
Oramai, e lo si afferma con grande soddisfazione, la DOP economy vale circa 21 miliardi di euro, con un incremento del 25% rispetto ad appena un lustro fa. L’export complessivo (cibo + vino) supera per la prima volta i 12 miliardi di euro: valore record!
In Italia i consorzi volti alla tutela e alla valorizzazione dei prodotti DOP e IGP sono 328 per un totale di circa 184mila operatori e circa 864mila occupati.
Questi dati sortiscono dal XXIII Rapporto Ismea-Qualivita 2025, presentato a Roma il 26 novembre. Il rapporto è una rigorosa e ben divulgata analisi della DOP economy italiana sui valori economici e produttivi dei settori DOP IGP agroalimentare, vitivinicolo e delle bevande spiritose.

Continua la tendenza positiva della DOP economy italiana.
L’export DOP IGP, lo si ribadisce, vale 12,3 miliardi di euro, con un incremento in zona UE del 6% circa e, dato molto significativo, del 10% circa in Extra-UE. La scure dei dazi statunitensi, non si può e non si deve tacerlo, ha comportato che il 48% delle filiere (dato aggiornato a ottobre 2025) avverte gli effetti negativi e il 61% dei consorzi ha avviato strategie di diversificazione dei mercati, che è un po’ come dire che ci si sta cimentando a commutare la minaccia in opportunità.
Forte, e come potrebbe essere altrimenti, l’impatto territoriale.
La DOP economy mostra valori in crescita in 14 regioni italiane su 20. Due regioni si confermano “motore pulsante” con un valore aggregato di circa 9 miliardi di euro: il Veneto sfiora i 5 miliardi di valore e l’Emilia-Romagna sfiora i 4 miliardi. Terza regione è la Lombardia con quasi 3 miliardi. A completare il plotoncino delle prime cinque troviamo il Piemonte (1.564 milioni) e la Toscana (1.326 milioni). Se ampliamo il plotoncino alle posizioni sesta e settima, allora vistosamente constatiamo che il vero “vettore trainante” la DOP economy è il Triveneto. Occhio ai numeri: sesta posizione il Friuli-Venezia Giulia (1.298 milioni); settima posizione il Trentino-Alto Adige (1.014 milioni). Ergo, il Triveneto da solo vale 7.248 milioni di euro, ovvero circa un terzo del valore complessivo della DOP economy.
Se l’esplorazione avviene a livello provinciale, scopriamo che il quartetto di testa è formato da Treviso (2.258 milioni), Parma (1.611 milioni), Verona (1.395 milioni), Brescia (1.028 milioni).

Comparti food & wine.
Suddividendo la DOP economy nei due comparti di food & wine, notiamo che il cibo Dop IGP STG vale circa 10 miliardi di euro; con un export record di circa 5 miliardi.
Circa i prodotti, per il comparto cibo la coppia di testa è formata da Grana Padano DOP (2.185 milioni di euro) e Parmigiano Reggiano DOP (1.760 milioni di euro). In pratica, sono bastevoli due primi prodotti, che insieme valgono poco meno di 4 miliardi, per costituire il 40% del valore del comparto.
Il comparto vino DOP IGP vale circa 11 miliardi di euro con un export che per la prima volta supera, sebbene di poco, i 7 miliardi. Il quintetto di testa è costituito da Prosecco DOP (951 milioni), Delle Venezie DOP (193 milioni), Conegliano-Valdobbiadene Prosecco DOP (170 milioni), Asti DOP (120 milioni), Amarone della Valpolicella DOP (114 milioni). Totale del quintetto di testa: 1.548 milioni di euro, ovvero circa il 15% del valore complessivo del comparto.

I numeri della DOP economy.
897: i prodotti della DOP economy
20,7 miliardi di euro: il valore alla produzione di cibo + vino
12,3 miliardi di euro: il valore all’export di cibo + vino
183.823: gli operatori della filiera
864.441: gli occupati della filiera
328: i consorzi di tutela
6 miliardi di euro: la spesa DOP nella grande distribuzione italiana
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