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Dalla materia prima alla cultura del progetto, il terzo talk del ciclo Lombardia=Design promosso da ADI Lombardia ha indagato il ruolo strategico del tessuto nel design contemporaneo. Un confronto tra imprese, designer e istituzioni su innovazione, sostenibilità e formazione per una nuova filiera creativa.

Dare voce ai materiali, esplorarne il potenziale, comprenderne l’impatto. È da questa prospettiva che si è mosso il terzo talk del ciclo Lombardia=Design, promosso da ADI Lombardia, con l’obiettivo di indagare il tessile come materia viva del progetto. Titolo dell’incontro: Avere la stoffa. Un’espressione evocativa che sintetizza bene l’ambizione dell’appuntamento, ospitato lo scorso 28 maggio nella sede di Confindustria Bergamo al Kilometro Rosso: esplorare il valore del tessuto come elemento strategico, estetico e funzionale nella progettazione contemporanea.

“Viviamo un’epoca in cui i materiali non sono più meri supporti funzionali, ma veri agenti di trasformazione progettuale. Oggi il tessile può essere intelligente, adattivo, persino sensibile: un veicolo di innovazione, identità e senso. A condizione, però, che progettisti e aziende sappiano leggerne le implicazioni culturali, ambientali, simboliche e performative” ha affermato, aprendo il dibattito, Cinzia Pagni (nella foto accanto ritratta da Angelo Iaia davanti all’ADI Design Museum di Milano), Presidente di ADI Lombardia.


Un ecosistema multidisciplinare.

Tra i protagonisti del talk, realtà affermate e nuove visioni hanno messo in campo esperienze e approcci diversi, accomunati dall’attenzione al tema dell’interdisciplinarietà. Dall’open innovation di Albini_next, hub sperimentale di Albini Group, all’approccio strategico di Baolab, studio specializzato in CMF design (Colori, Materiali, Finiture), passando per la visione della designer Serena Confalonieri, che ha restituito al tessuto un ruolo espressivo nei suoi progetti tra prodotto, interni e allestimenti.

Tecnologie, formazione, circolarità.

Non solo ricerca, ma anche tecnologia applicata e formazione avanzata. D-house Laboratorio urbano ha presentato le ultime frontiere della personalizzazione tessile per settori diversi, dall’automotive alla moda, mentre RadiciGroup ha mostrato due esempi concreti di ecodesign: una tuta da sci e una sedia da ufficio realizzate con materiali riciclati e a basso impatto ambientale.
Fondamentale il ruolo della formazione, come ha sottolineato l’Università di Bergamo con l’unico master italiano dedicato all’ingegneria tessile: uno spazio di convergenza tra competenze tecniche, creatività e responsabilità sociale.

Il tessile come leva per il design sistemico.

A chiudere l’incontro, l’intervento di Confindustria Moda, che ha evidenziato l’urgenza di accompagnare il sistema produttivo alla transizione normativa europea, puntando su tracciabilità, sostenibilità e nuovi modelli di business. Perché, come ha ricordato ancora una volta Cinzia Pagni, “il compito del designer non è più solo quello di scegliere un materiale, ma di interrogarne le implicazioni. Il design oggi è chiamato a dare forma al possibile”.

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