L’estate è appena iniziata e il tema risulta più che mai attuale. Al recente incontro dal titolo “Sotto il sole degli hotel: design outdoor per l’ospitalità mediterranea” le esperienze e i punti di vista di Gian Paolo Venier di Studio Otto e di Luca Boccato, CEO di HNH Hospitality, hanno animato un dibattito ricco di stimoli per progettisti e albergatori.
Come creare esperienze uniche all’aperto in resort, hotel e spazi leisure in destinazioni baciate dal sole? Questo il tema al centro del secondo incontro del ciclo “Progettare l’outdoor per l’hotellerie”, dedicato ai professionisti dell’architettura e dell’ospitalità e organizzato da we:ll magazine e Teamwork Hospitality insieme a Unopiù, partner dell’evento.
Lo scorso 11 giugno, sulle terrazze dello showroom Salvioni a Milano in via Durini 3 e accomodati sulle sedute di Unopiù, il designer Gian Paolo Venier, partner di Studio Otto, e Luca Boccato, CEO di HNH Hospitality, hanno dialogato stimolati dalle domande di Laura Verdi, direttore di we:ll magazine.
Un trend che risponde a esigenze condivise.
Tutti gli hotel oggi cercano di sfruttare gli spazi esterni, che permettono di offrire una diversa esperienza di ospitalità. “In generale, nei nostri hotel abbiamo riscontrato una maggiore vocazione alla riorganizzazione di tutti gli spazi comuni legati alla socialità e alla dimensione della quiete e del tempo libero: il desiderio di spazi outdoor ne è una conseguenza”, spiega Luca Boccato, che evidenzia poi il secondo aspetto di questa tendenza. “A questa esigenza che risponde a un desiderio di socialità si affianca la volontà di mettere a reddito altri spazi oltre le camere. In questa visione, diventa un must realizzare terrazze e spazi open air laddove se ne abbia la possibilità”.
I presupposti fondamentali.
È importante che prima di ogni fase operativa che porti alla realizzazione di uno spazio da vivere all’esterno ci sia un esercizio di allineamento tra le aspettative dell’albergatore e il posizionamento della struttura. “La coerenza è fondamentale”, precisa il CEO di HNH Hospitality, citando alcuni esempi. “Su segmenti più alti, seguiamo tre strutture Almar in Sicilia, in Sardegna e a Jesolo: qui tutto ciò che è outdoor è alla base dell’offerta e delle aspettative dell’ospite, che trascorre all’esterno della camera la maggior parte del suo tempo. E qui ogni aspetto, dalla piscina alla musica, deve essere curato per rendere massimo il piacere della permanenza”. Il legame tra aspettativa ed esperienza è dunque alla base del successo di uno spazio outdoor.
Il dialogo tra committente e architetto.
Per realizzare gli obiettivi descritti da Boccato è fondamentale il lavoro dell’architetto, che si deve basare su precisi brief con la committenza. Lo conferma Gian Paolo Venier: “Il design risponde a problematiche e a domande sociali. Noi cerchiamo di soddisfare la principale richiesta del brand e dell’owner, vale a dire in primis che ogni centimetro quadrato di un albergo abbia uno scopo produttivo. E la vita all’esterno, in spazi aperti della struttura, aggiungendo una nuova experience alla permanenza in albergo ha tutte le potenzialità per accresce le revenues”. Sulla base di quanto detto finora, è semplice intuire che il CEO considera il mancato rispetto del budget iniziale come la colpa più grave di un progettista; viceversa l’architetto considera che il peccato più grande per un committente sia non avere coerenza tra realtà e aspettativa.
Anche dal punto di vista dell’arredamento, ci sono alcuni punti fermi da cui partire che si basano su un assunto fondamentale: l’hotel è un’attività imprenditoriale. Il punto di vista di Boccato è dunque riassumibile in una frase: l’arredo deve costare il giusto, durare nel tempo ed essere anche funzionale.
Progetti outdoor: due case history.
Sollecitato a descrivere una sua realizzazione che ritiene particolarmente interessante, Gian Paolo Venier racconta di un hotel a Creta, il Cayo Resort, che ha sovvertito le aspettative di partenza. “Qualche anno fa abbiamo realizzato l’hotel dotandolo di tre piscine meravigliose, a sfioro e con una vista incredibile. Ogni suite aveva poi anche una piccola pool privata. Ebbene, gli ospiti hanno dimostrato di preferire uno specchio d’acqua piccolo ma riservato rispetto alle piscine aperte a tutti i clienti, ribaltando il business plan dell’albergo, che pensava di lavorare con il ristorante e la piscina e ha dovuto invece implementare il servizio in camera. L’ospite ha ridefinito la formula dell’albergo”. Alla medesima domanda, Luca Boccato cita il Timi Ama a Villasimius quale esempio di struttura particolarmente vocata alla vita outdoor. “Il resort all’inizio aveva 280 camere, è stato rivisto in una logica di riposizionamento più alto e ora ne conta 235. Anche i servizi, particolarmente i ristoranti, sono stati ripensati per assecondare la logica di base: l’ospite deve essere portato principalmente a vivere all’esterno”.
Trasformare uno spazio outdoor in un’esperienza.
Per Gian Paolo Venier “l’experience è ciò che il cliente si aspetta in relazione a precisi elementi: il brand positioning, il contesto, la location dell’albergo. Tutto ciò che si fa nel building spinge il cliente a vivere l’esperienza in certe direzioni”. Dunque il successo di questa operazione dipende da una serie di micro-scelte che devono seguire un pensiero, una direzione. Luca Boccato condivide questa visione e aggiunge ulteriori prerogative: “L’outdoor experience deve essere divertente, legata al territorio e, piaccia o no, instagrammabile”.
Qualcosa è cambiato.
Questi spazi da vivere all’aria aperta necessitano di sedute, mobili, complementi e viene naturale chiedersi quali caratteristiche siano oggi di particolare appeal per gli arredi da esterni. Davide Mariani, creative and image product advisor di Unopiù, rivela nuove attitudini emergenti in questo senso. “Abbiamo riscontrato una nuova modalità legata al momento del pranzo, che predilige un ibrido tra la classica sedia da pranzo e il divano: una seduta con un’altezza intermedia, che consente una situazione lounge e allo stesso tempo permette di pranzare. L’ideale per garantire una capienza trasversale, dal brunch, alla cena, al drink”. Mariani osserva poi che per avere suggerimenti mirati sulle dinamiche degli spazi open air bisogna ascoltare il parere di due figure in particolare. “Le osservazioni più intelligenti arrivano sempre dal pool manager e dal cameriere: loro sanno sempre cosa succede intorno alla piscina, cosa non va e cosa invece potrebbe funzionare”.
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In apertura: il roof top del Fresh Hotel ad Atene. Progetto di OTTO Studio.