Dalla visione di Marloes Knippenberg, CEO del gruppo presente in oltre dieci Paesi, emerge un nuovo modo di intendere l’hospitality: sostenibile, locale, collaborativa. Dall’hotel Dar Tantora ad AlUla ai Cloud7, Kerten Hospitality costruisce destinazioni su misura, pensate per viaggiatori che cercano autenticità, cultura e connessioni reali.
Kerten Hospitality è un gruppo globale che sta ridefinendo l’ospitalità contemporanea attraverso un approccio che unisce innovazione, sostenibilità e senso di comunità. Presente in oltre dieci Paesi – tra cui Italia, Arabia Saudita, Giordania, Marocco, Kuwait, Georgia, Egitto, Turchia e Emirati Arabi Uniti – il gruppo crea destinazioni autentiche ed esperienziali che riflettono l’identità culturale dei luoghi in cui si inseriscono. Dai resort immersi nei paesaggi storici del Medio Oriente agli hotel di design nelle città europee, ogni progetto è concepito per valorizzare il territorio, coinvolgere le comunità locali e offrire esperienze personalizzate ai viaggiatori moderni.
Attraverso l’iniziativa UBBU – United Building a Better Universe, Kerten Hospitality integra i principi ESG (sostenibilità ambientale, impatto sociale e governance) in ogni fase dello sviluppo e delle operazioni, promuovendo la crescita sostenibile, la collaborazione con artigiani e produttori locali e la tutela del patrimonio naturale e culturale. Un esempio emblematico di questa filosofia è Dar Tantora The House Hotel ad AlUlA, in Arabia Saudita: un boutique hotel realizzato con materiali tradizionali e progettato da Shahira Fahmi, nato in collaborazione con la Royal Commission for AlUla. Con le sue 30 camere curate da designer locali, esperienze culturali guidate dai rawis e una proposta gastronomica firmata dallo chef Jaume Puigdengolas, Dar Tantora rappresenta pienamente l’essenza dell’approccio Kerten: un’ospitalità radicata nella comunità, autentica e rigenerativa.
In questa intervista, Marloes Knippenberg racconta come il gruppo stia costruendo un nuovo paradigma di ospitalità globale, dove ogni destinazione diventa una piattaforma di connessione, cultura e crescita condivisa.
Costruiamo per la rilevanza, non per la ripetizione.
we. Marloes Knippenberg, lei ha guidato l’espansione di Kerten Hospitality, trasformandola in un gruppo internazionale orientato alla sostenibilità e alle comunità. In un settore in continua evoluzione, qual è oggi la visione che la guida nella creazione di un’ospitalità su misura?
Nel mondo dell’ospitalità, l’evoluzione che immaginiamo in Kerten Hospitality è un viaggio che va oltre i confini tradizionali. La mia leadership in questa trasformazione è guidata da una visione chiara: trasformare l’ospitalità in un ecosistema vivo e dinamico, capace di creare connessioni autentiche tra persone, scopo e luogo. Ogni progetto parte da una tela bianca. Il nostro impegno è costruire per la rilevanza, non per la ripetizione. Lo si vede nei nostri progetti più diversi: dalle ville costiere a Zanzibar all’hotel Cloud7 nel cuore di Roma, fino al prossimo ritiro wellness Cloud7 Yanbu. Immaginiamo spazi che superino il concetto di ospitalità tradizionale, dove creatività, socialità e impresa convivono in modo fluido. Per noi la crescita non si misura solo nel numero di camere, ma nel valore degli ecosistemi che creiamo.
Comunità autentiche, non solo destinazioni.
we. Il vostro approccio mira a costruire connessioni autentiche tra persone e luoghi, dalle residenze ai co-working hub. Come riuscite a favorire la nascita di vere comunità, e non semplici mete turistiche?
Non consideriamo i nostri progetti come semplici hotel, ma come catalizzatori di comunità. Ogni spazio è pensato come un ambiente a uso misto, dove si confondono i confini tra viaggio, vita, lavoro ed esperienza. Le nostre residenze ospitano studi aperti con artisti, i nostri caffè diventano spazi di co-working creativo: è lì che nascono conversazioni, collaborazioni e legami. Attraverso partnership con marchi e collettivi culturali, i nostri spazi riflettono l’anima delle città che li ospitano. A Riyadh, le nostre proprietà incarnano la crescita della cultura del design e del benessere; ad AlUla abbiamo collaborato con Jeep; a Roma con brand di moda italiani come MAX&Co. Non importiamo un’identità: la costruiamo insieme alla comunità locale.
UBBU: un modello operativo di sostenibilità concreta.
we. Il programma UBBU rappresenta una piattaforma ESG concreta che integra scelte ambientali, impatto locale e responsabilità sociale. Come riuscite a mantenere l’equilibrio tra sostenibilità, performance e radicamento nei territori?
UBBU – United Building a Better Universe è la base del nostro ecosistema. Non è uno slogan di marketing, ma una filosofia operativa che guida il modo in cui progettiamo, assumiamo, acquistiamo e cresciamo. La sostenibilità è parte integrante di ogni decisione: dall’utilizzo di materiali e prodotti locali alla valorizzazione dell’artigianato, fino al sostegno a piccoli imprenditori e fornitori locali. Così, ogni struttura contribuisce a rafforzare l’economia del territorio, creando un circolo virtuoso tra impresa e comunità.
Ospitalità per una nuova generazione di viaggiatori.
we. Con brand come Cloud7, vi rivolgete a un viaggiatore moderno, connesso, consapevole e creativo. Quali sono i bisogni di questa nuova generazione e come li integrate nel design dei vostri spazi e servizi?
La nuova generazione di viaggiatori è guidata dall’esperienza, non dallo status. Cerca autenticità, significato, creatività e senso del luogo: proprio qui che brand come Cloud7 trovano la loro forza. Progettiamo spazi fluidi, dove si può fare check-in, lavorare, collaborare o rilassarsi in un’unica esperienza continua. Ogni hotel Cloud7 fonde arte, musica e design per rispecchiare la mentalità dei viaggiatori creativi e connessi. La narrazione è centrale: dall’arte locale alle playlist curate, fino alle collaborazioni con designer emergenti. Non creiamo luoghi da osservare, ma spazi da vivere. I nostri ospiti partecipano: dalle cene con gli chef agli incontri d’arte in lobby. Ogni struttura diventa una tela vivente della sua comunità.
Design dell’esperienza: l’arte di far sentire qualcosa.
we. Il ruolo di Chief Experience Officer è ancora raro nel settore. Per voi, progettare un’esperienza significa molto più che offrire comfort. Che cosa significa oggi “experience design” e come si creano momenti memorabili e coerenti con l’identità locale?
Il design dell’esperienza oggi è narrazione attraverso i sensi, è l’arte di far provare un’emozione. Il nostro Chief Experience Officer, Antony Doucet, garantisce che ogni dettaglio – dal profumo d’ingresso al tono della playlist, dalle opere d’arte all’interazione con il team – rifletta l’identità del brand, la visione dei proprietari e la storia del luogo. Creiamo momenti che lasciano un’impronta: un rituale di benvenuto locale, un artista in residenza che realizza installazioni dal vivo, o un’esperienza culinaria dove prodotti regionali incontrano creatività globale. Ogni proprietà è diversa, ma ciò che le unisce è l’esperienza su misura e la capacità di generare connessione e memoria. Per noi l’ospitalità autentica non è solo un buon servizio: è ciò che rimane impresso nel cuore del viaggiatore, molto tempo dopo la partenza.
Marloes Knippenberg.
Marloes Knippenberg è CEO di Kerten Hospitality dal 2015. Visionaria e innovatrice, ha trasformato l’azienda da singolo marchio a gruppo lifestyle internazionale con un portafoglio di oltre 60 progetti tra hotel, residenze e spazi di lavoro. Con una carriera iniziata in Hilton, l’imprenditrice ha ridefinito i parametri dell’ospitalità moderna, ponendo al centro del modello operativo i principi ESG e la costruzione di comunità locali solide. Riconosciuta da Forbes Middle East tra le 100 Donne più potenti del business, è oggi una delle voci più influenti nel panorama globale dell’hospitality, promotrice di un’industria più etica, consapevole e orientata al futuro.
°°°
In apertura, l’architettura in fango e pietra del Dar Tantora The House Hotel ad AlUla.
Leggi anche:
