Aldo Werdin all’Excelsior. Una storia d’amore senza fine.

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A tu per tu con Aldo Werdin, direttore generale dell’Excelsior Palace di Rapallo e figura di spicco dell’hospitality italiana. Da oltre vent’anni guida con visione e dedizione lunico 5 stelle lusso sulla Costa di Portofino, che considera una sua “creatura”. In questa intervista, le sfide affrontate e le rinascite professionali. E soprattutto, la storia di un uomo che ha fatto dell’ospitalità una missione di vita.

L’Excelsior Palace di Rapallo, unico hotel 5 stelle lusso della Costa di Portofino, è la sua casa. Sono più di vent’anni che Aldo Werdin, punta di diamante dell’hospitality italiana, vi ricopre il ruolo di direttore generale. Una veste assunta nel 2002 e mai più abbandonata, nemmeno quando il futuro della struttura sembrò scricchiolare sotto i suoi piedi. “Questo albergo è una mia creatura”. Così ce lo descrive nel corso dell’intervista in occasione della serata dei Best Luxury Hotel Awards, organizzata da Teamwork Hospitality lo scorso ottobre, durante la quale è stato omaggiato con un premio alla carriera, insieme a illustri colleghi: Ezio Indiani e Claudio Ceccherelli.

Nato a Bolzano, da padre tedesco e mamma bolzanina, Werdin intraprende la carriera nel settore hospitality fin da giovanissimo. Mai scelta fu più azzeccata, viene da dire a distanza di anni. Dal desiderio di viaggiare per il mondo all’approdo presso uno dei simboli dell’ospitalità italiana, che dirige e abita da oltre due decenni. Come si può riassumere la carriera di Aldo Werdin? Una vita trascorsa tra alberghi iconici, riaperture, ristrutturazioni, direzioni generali, trasferimenti, sfide e rinascite. Ma soprattutto, un percorso professionale contrassegnato da uno smisurato amore nei confronti di questo lavoro. Oggi, alla guida dell’Excelsior, il direttore continua a progettare il futuro: espansioni, acquisizioni, nuovi obiettivi. E una visione chiara su come trasmettere ai più giovani la passione che lo muove da sempre.

il beach club dell’Excelsior Palace di Rapallo.

we. Partiamo dall’inizio: quando e com’è nato il suo rapporto con il mondo dell’ospitalità?

È nato molto presto. I miei genitori avrebbero voluto che frequentassi il liceo scientifico, ma a 14 anni, al provveditorato degli studi di Bolzano, vidi un cartellone che diceva che, per girare il mondo, bisognava iscriversi alla scuola alberghiera. Tornai a casa e comunicai nell’immediato la mia decisione. La mia famiglia mi iscrisse alla scuola alberghiera di Stresa e da lì ebbe inizio tutto. Durante le estati facevo i tirocini previsti: cameriere, fattorino, qualunque ruolo. Sono stato messo subito in prima linea e questo mi ha permesso di imparare tantissimo.

we. Le sue prime esperienze?

Tutte in strutture appartenenti al gruppo Ciga Hotels (Compagnia Italiana Grandi Alberghi). Una tappa fondamentale degli inizi fu il Grand Hotel des Iles Borromées di Stresa, allora parte di Ciga, dove lavoravo al ricevimento. Da lì mi proposero di spostarmi a Milano, sempre nella compagnia, per fare il cassiere ristorante. Era l’ultimo gradino della ristorazione, ma per me fu una grande opportunità. Dopo poco il capo del personale mi propose di anticipare il turno del mattino, così da fare pratica con l’economato. Lavoravo dalle 8 a mezzanotte. Dopo otto mesi mi spostarono in un altro albergo dove mi occupavo delle buste paga ed ero responsabile amministrativo. Era il 1968. Sette anni dopo, nel 1975, arrivò il trasferimento al Principe di Savoia come direttore amministrativo.

we. Qual è stato il momento più difficile della sua carriera?

Senza dubbio il 1981, quando mi incaricarono di ridurre il personale del Principe del 33%. Fu durissimo. Abbiamo avuto i sindacati in albergo per quattro mesi. Per me, che non avevo deciso quel taglio ma dovevo comunque metterlo in atto, fu ancora più dura. Mi impegnai a riposizionare quante più persone possibili e alla fine molti riuscirono a trovare lavoro in altri hotel di Milano.

we. Dopo l’esperienza nei Ciga Hotels arriva la sua prima direzione generale.

Sì, nel 1985 al Grand Hotel Billia a Saint-Vincent, dove mi affidarono anche la gestione della ristorazione del Casinò. Dopo tre anni andai a fare il direttore generale della Bagaglino Hotels, che sotto la mia gestione passò dalle quattro alle dodici strutture. Ci fu poi un’esperienza a Riccione, al Grand Hotel Des Bains e in altri hotel 4 stelle della Riviera romagnola. Seguii anche l’apertura dell’Hotel Le Conchiglie, sempre a Riccione, prima di tornare a Milano, ma non prima di una parentesi come direttore del Due Torri di Verona. A Milano, il gruppo Baglioni scelse proprio me per l’apertura del Carlton. La mia prima apertura: un’esperienza emozionante.

La Eden Spa – Fitness & Wellness all’interno dell’Excelsior Palace Portofino Coast di Rapallo, disegnata dallo Studio Marco Piva.

we. Quando fa capolino l’Excelsior?

Subito dopo il Carlton. Sono arrivato a Rapallo nel 2002 e da allora non me ne sono più andato. È davvero una mia creatura. Gli ho salvato la vita in varie occasioni: una, in particolare, nel 2011, quando a causa di un problema giudiziario ha rischiato la chiusura. Questo è un hotel unico: una vera collezione d’arte con quadri, dipinti e arredi originali. Ha un’anima propria, diversa da tutte le altre. Gli attuali proprietari, che convinsi a investire sull’Excelsior proprio in quel funesto 2011, col tempo si sono appassionati e hanno deciso di crescere. Ora gestiamo anche il Lido Palace, un altro 5 stelle lusso, e l’Hotel Helios, entrambi a Santa Margherita Ligure. E non è finita qui. La voglia di espanderci è tanta, infatti stiamo valutando possibili aperture a Roma, Firenze e sul Lago Maggiore.

Particolare della piscina a sfioro esterna con lettini idromassaggio.

we. In tanti anni di carriera, com’è cambiato il mondo dell’hospitality?

Direi moltissimo. Oggi si entra nel settore con percorsi più brevi, per fortuna, ma serve la stessa cosa che serviva allora: la passione. Servono anche tutor che motivino i ragazzi e imprenditori che facciano altrettanto. Allo stesso tempo, chi si approccia a questo settore deve sapere che qui non si scherza: bisogna entrare già convinti di voler lavorare nel turismo perché c’è tanta gavetta da fare. È un mestiere che richiede dedizione.

we. Arriviamo al premio alla carriera che le hanno dato il 30 ottobre 2025 nella serata dei Best Luxury Hotel Awards al Principe di Savoia: che effetto le ha fatto riceverlo?

Una grande sorpresa, non me lo aspettavo. E riceverlo proprio nell’albergo dove sono stato direttore amministrativo è stato emozionante. Una sorta di cerchio che si chiude.

°°°

In apertura, vista dall’alto dell’Excelsior Palace di Rapallo.

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