L’olio extravergine – olio EVO come ormai è più facile dire – è un prodotto prezioso e identitario. Lo sanno tutti. Ma non tutti sanno che può diventare il driver di esperienze di ospitalità che portano valore. Lo dimostriamo con 7 spunti.
Non più solo fiere e stand, concorsi con banchi d’assaggio, merende tutte uguali. Non più cene a 4-6-8-mani che di oleocentrico hanno solo lo sponsor o degustazioni impostate, ripetitive. Non solo assaggio offerto sul pane per ingannare l’attesa del pasto. Con l’olio EVO si può fare di più. Per esempio…
Creare l’effetto refettorio.
Tavolo lungo comune, bicchierini già in fila, silenzio: parla chi guida la degustazione. Esattamente quello che la DOP Umbria fa ogni anno ospitando l’Anteprima Olio Dop Umbria in un tesoro della regione, francescano oppure sontuoso.
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Personalizzare la narrazione.
La narrazione dell’olio si può costruire sull’ospite, in termini di lingua, linguaggio, immagine coordinata, sfruttando materiali compostabili o riciclabili. Tipiche dell’Associazione Nazionale Donne dell’Olio, le degustazioni guidate da assaggiatrici esperte creano tovagliette narrative personalizzate (anche come piccolo cadeau take-home).
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Rovesciare l’approccio in modalità profiling.
Nella degustazione classica, un esperto guida i partecipanti enumerando tutte le caratteristiche del prodotto assaggiato (vino, olio, miele, caffè che sia): si impara per conferma. Ma cosa succede se si rovescia l’approccio e si descrivono dei profili sensoriali da abbinare ai prodotti assaggiati? Qui davvero il partecipante si mette alla prova. Si impara attivamente.
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Sconfinare nel design.
C’è un mondo oltre le fette di pane e i bicchierini. Finalmente il design inizia a sviluppare oggetti (stoviglie, sistemi di accessori) connessi con l’assaggio dell’olio. Progettando l’esperienza, riciclando l’esistente, producendo ex-novo. Il punto è: l’assaggio dell’olio porta con sé nuovi paradigmi di consumo da intercettare, vere e proprie portate da inserire in carta, con un prezzo e con una ragione, non un costo ma un valore.
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Far volare, far navigare l’olio.
Decontestualizzare la degustazione per reinventarla! Un atto spiazzante, ma anche sorprendente, a volte memorabile.
In volo, l’ha sperimentato La Compagnie, che opera su tratte europee verso New York, offrendo assaggi di olio EVO dell’azienda laziale I&P. Vero è che le nostre capacità sensoriali cambiano in un ambiente pressurizzato: sentiamo meno il dolce e il salato, mentre umami, acido e amaro sono invariati. Un punto a favore, parlando di olio.
In porto, in navigazione, degustazioni itineranti in tema con la crociera o la destinazione. Non serve un’attrezzatura complicata, semmai l’inventiva che fa dell’assaggio d’olio una portata componibile: una proposta interamente vegetale o una sfida cruda e creativa con i sapori del mare o dell’acqua dolce.
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Illuminare il breakfast.
Quante colazioni contadine a base di olio nella tradizione mediterranea. Colazioni povere, perfette. Pane, olio, verdure. O colazioni-non-colazioni, rubando il ragù in cottura come il progetto Colazioni da Collezione ci documenta. E invece, quanto spreco nei buffet contemporanei. L’olio magari c’è, ma è una comparsa. Potrebbe invece, a parità di sforzo allestitivo, diventare una firma identitaria, un sorso-morso di territorio durante il pasto più interessante per chi soggiorna fuori casa. Illuminiamo il breakfast.
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Creare nuovi riti e spazi “off”.
L’esperienza dell’olio EVO è ancora un terreno aperto. Pensiamo al mondo della mixology – o meglio mixOILogy – che porta l’olio nei cocktail. O immaginiamo una scaletta di assaggi fuori orario con stoviglie fuori standard. O la creazione, a lato delle Spa, di spazi fuori dall’ordinario, completamente asettici. O alla visionaria creazione di un olfactorium (in versione high tech con profumi simulati o full natural) con campioni odorosi per far comprendere in modo diretto, esperienziale, i principali sentori dell’olio EVO.
Questo sì che è un capitolo nuovo da scrivere di experience design dell’olio. E da riprodurre.
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In apertura, foto della grande degustazione a Spoleto durante l’Anteprima Olio Dop Umbria, ph. Pier Paolo Metelli.