Vivere sull’acqua: il sogno galleggiante dell’ospitalità di oggi e di domani.

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Dall’Eco-Floating Hotel in Qatar alle ville di Kengo Kuma nel Mar Rosso, l’architettura si fa liquida: hotel rotanti e strutture sospese sull’acqua ridefiniscono il concetto di accoglienza. Lo racconta Koen Olthuis, fondatore di Waterstudio, studio olandese pioniere delle architetture galleggianti.

Se puoi immaginarlo, puoi farlo, recita un vecchio adagio. E di immaginazione deve averne tanta l’architetto turco Hayri Atak che ha firmato il progetto di un hotel, galleggiante sul mare del Qatar, che ruota intorno alla sua stessa posizione generando energia elettrica tale da essere autosufficiente. Si tratta dell’Eco-Floating Hotel, una struttura a 5 stelle, con una superficie di 35.000 mq e un totale di 152 camere. La fase di progetto ha visto coinvolti consulenti provenienti da diversi settori, tra cui anche ingegneri e architetti navali, per raggiungere soluzioni in linea con un approccio green a zero sprechi e con il minimo dispendio di energia.

Seapod di Waterstudio, sviluppato a Panama da OceanBuilders.

La struttura mobile può, inoltre, essere affittata periodicamente per spostarsi in un’altra area, purché vi sia sufficiente corrente marina. Ma la caratteristica che maggiormente colpisce di questa realizzazione è proprio il movimento di rotazione attorno alla propria posizione che, grazie alla corrente del mare, si completa nelle 24 ore.
Un movimento che fornisce una forza fisica tangibile alla struttura e, oltre a generare energia elettrica, regala agli utenti esperienze prospettiche diverse, per una connessione profonda con l’ambiente circostante.

La profonda connessione con l’ambiente circostante è il filo rosso che racconta anche il progetto del St. Regis Red Sea Resort, nel cuore del Mar Rosso, 500 km a nord di Gedda, un intero resort in armonia con la natura che ambisce a diventare carbon negative.

Un progetto turistico estremamente ambizioso che mira a posizionare l’Arabia Saudita sulla mappa del turismo globale. Oltre a un vasto arcipelago, di oltre 90 isole, la destinazione offre canyon di montagna, vulcani dormienti, antichi siti culturali e persino un aeroporto a uso esclusivo. Hotel, proprietà residenziali, strutture ricreative, commerciali e di intrattenimento, nonché infrastrutture di supporto, tutto qui è studiato per utilizzare energie rinnovabili e per la conservazione e il riutilizzo dell’acqua.

Inoltre, mitigando le emissioni di anidride carbonica, la produzione di rifiuti e l’inquinamento luminoso e acustico, la destinazione potrà essere equiparata a un’area marina protetta. In questo paradiso in terra l’architetto Kengo Kuma si è occupato della progettazione di 100 ville di diverse tipologie, sia sull’acqua sia su terra. L’approccio progettuale per le ville in mare aperto si è ispirato alla ricca varietà di coralli presenti nella zona e al desiderio di creare un’architettura che si integrasse con l’ambiente oceanico. Ne è derivato un volume a spirale che consente una vista a 360 gradi sull’oceano.

Maldives Floating City di Waterstudio, sviluppata da Dutch Docklands Maldives, è la prima vera città galleggiante al mondo.

Connessione con l’ambiente circostante e con le acque cristalline è il concetto che ha guidato anche un progetto armonico di bioarchitettura sostenibile a Laghi Nabi, oasi naturale in Campania, nata dalla rigenerazione ambientale di 50 ettari di ex cave di sabbia in stato di abbandono sul Litorale Domizio (Caserta). Laghi Nabi è un progetto nato dalla voglia di donare nuova vita a un’area industriale abbandonata, recuperandone la memoria storica.

Il trasporto della prima isola del progetto Maldives Floating City. Alle abitazioni MFC si aggiungeranno hotel, ristoranti, boutique e un porto turistico.

Un’esclusiva struttura in mezzo al lago offre, oltre alle tende e ai lodge sospesi sulle palafitte del Nabi Resort e Glamping, anche una casa galleggiante, interamente in legno, dotata di ogni comfort, per regalare agli ospiti emozioni rigeneranti in un connubio di natura e benessere. La struttura galleggiante è di forma esagonale per consentire il collegamento ad altre casette simili (una per ogni lato dell’esagono) garantendo a tutti gli ospiti la privacy di cui hanno bisogno. Un’oasi, insomma, fluida e immortale come l’acqua, l’elemento cardine attorno al quale ruotano tutti questi diversissimi progetti.

Pare proprio che il richiamo della vita sull’acqua continui a esercitare il proprio fascino, oggi come ai tempi del Paleolitico quando si costruivano villaggi su palafitte. Allora, però, i vantaggi erano enormi in termini di sicurezza dai predatori e dalle inondazioni, ma oggi? Quali sono i vantaggi costruttivi tali da bilanciare i costi elevati e la complessità indubbia di un progetto di questo tipo?

Floating AquaTower di Waterstudio, sviluppato da Aquavilla.

Lo abbiamo chiesto a Koen Olthius, ospite di Hospitality Design Conference 2025, architetto olandese che dal 2003 con lo studio Waterstudio, di cui è il fondatore, si dedica alla progettazione e realizzazione di architetture galleggianti e di pianificazione urbanistica lungo le aree costiere.
Da anni l’architetto racconta la sua visione in giro per il mondo, attraverso interventi a convegni, pubblicazione di libri – è il co-autore di FLOAT! – Flexible Land On Aquatic Territory –, lezioni all’Università di Delft allo scopo di sensibilizzare alla necessità di indirizzarsi verso l’utilizzo delle architetture galleggianti per combattere gli effetti del riscaldamento globale e della crescente urbanizzazione.

Il teatro galleggiante di Lione, il primo d’Europa, è un progetto di Waterstudio.

“Blue is better. Questo è il concetto chiave della nostra filosofia costruttiva” ci risponde. “Le città possono migliorare sensibilmente le proprie performance sia in termini di flessibilità sia di risparmio energetico oltre che di spazio, utilizzando l’acqua. Si stima che entro il 2050 circa il 70% della popolazione del pianeta vivrà in aree urbanizzate. Atteso che circa il 90% delle città più grandi al mondo sorgono in riva all’acqua, siamo arrivati alla conclusione che è necessario ripensare il nostro modello abitativo rispetto all’elemento liquido. Abbiamo necessità di strategie flessibili, pianificate per cambiare, in questo senso i progetti galleggianti che proponiamo sono una soluzione tangibile al problema, in termini di flessibilità e di sostenibilità. In pratica la nostra proposta è di applicare la dinamica invece che la statica alla costruzione. Abbiamo studiato delle componenti galleggianti, le City Apps, che si aggiungono alla griglia statica di una città, sfruttando le acque urbane esistenti come terreno edificabile e liberando, quindi, spazio vitale. Una nuova opportunità per rispondere in modo flessibile al cambiamento climatico e all’urbanizzazione.

La prima città che ha applicato questi nuovi principi si trova vicino a L’Aia nei Paesi Bassi, che storicamente lottano per recuperare spazi al mare. Ma anche in luoghi lontanissimi come le Maldive, interessate dall’innalzamento progressivo e costante dell’oceano, il nostro studio sta progettando la costruzione di edilizia sociale e abitativa galleggiante”.

we. Come possiamo declinare il vostro Blue is better per il mercato dell’ospitalità?

Al momento effettivamente stiamo lavorando più nel settore abitativo che in quello dell’accoglienza, ma anche in questo ambito le richieste stanno crescendo. Esplorare il mondo delle infinite possibilità e offrire sempre nuove esperienze è il futuro dell’ospitalità. In questo senso credo che le nostre proposte si sposino in modo perfetto con le richieste del mercato. Inoltre, uno dei concetti fondamentali delle nostre costruzioni è la flessibilità, la capacità cioè, di adeguarsi alle rinnovate esigenze e al variare delle condizioni climatiche.

Arkup di Waterstudio è una villa galleggiante a prova di uragano progettata da Koen Olthuis di Waterstudio.

Per non parlare di un aspetto del quale il mondo dell’ospitalità deve necessariamente tenere conto: la sostenibilità. Noi allarghiamo il concetto di sostenibilità e di rispetto nei confronti dell’ambiente. Le nostre piattaforme galleggianti non sono solo autosufficienti energeticamente, ma favoriscono il ripopolarsi della fauna e della flora sottomarina, creando un microhabitat assimilabile a quelli delle aree marine protette e la durabilità delle nostre architetture e i minori costi da sostenere per affittare o acquistare specchi d’acqua sui quali edificare, rispetto al territorio, rendono i nostri interventi profittevoli rispetto a interventi architettonici tradizionali.

Flessibilità e innovazione, esperienze sempre nuove ma nel rispetto dell’ambiente, sostenibilità e profittabilità, è di questo che l’ospitalità ha bisogno.

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In apertura, St. Regis Red Sea Resort progettato da Kengo Kuma, ph. Nicola Maniero.

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