Turismo e mobilità si intrecciano negli aeroporti italiani, dove pochi scali gestiscono la maggior parte del traffico. Ma anche i 14 scali minori generano indotto e rappresentano una risorsa strategica. Con 5 milioni di passeggeri.
Turismo = mobilità è identità pressoché ovvia. Dilettevole sarebbe provare a confutare questa identità, ma si tratterebbe di trastullarsi in ameni sofismi, in riferimenti letterari, come Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre, e in altro ancora. Qui stiamo al sodo e l’identità turismo = mobilità, ce la teniamo tutta e da essa partiamo per individuare spunti di riflessione.
Il viaggio. Come si viaggia!? Belle, sebbene desuete alquanto, le locuzioni: “su gomma, su ferro”. E poi, la nave, vuoi mettere la crociera!? E poi il cielo, con l’aereo che oramai da decenni, in sintonia con l’avvento delle compagnie low cost, è il mezzo preferito per il leisure oltre che per il business, sul raggio medio e sul raggio lungo. Come siamo messi con l’aereo e con i porti che consentono agli aerei di salpare e di approdare!? Gli aerei non salpano, bensì decollano, e non approdano, bensì atterrano. Sì, è vero, e però i luoghi attrezzati deputati ai decolli e agli atterraggi, si chiamano aeroporti: il porto c’è!
Quanti sono gli aeroporti idonei al traffico passeggeri nel nostro Paese? Ne contiamo 41, quindi una media di due per regione. E però Basilicata, Molise e Valle d’Aosta non ne hanno. E quanti sono stati nel 2024 i passeggeri di questi 41 aeroporti? Numero arrotondato: 219 milioni, di cui 72 milioni in volo nazionale (33%) e 146 milioni in volo internazionale (67%).
Già questo divario tra tratte nazionali e tratte internazionali ci induce a riflettere su quanto “contorno” infrastrutturale c’è nel territorio su cui lo scalo aeroportuale insiste. Alberghi, innanzitutto, con loro presenza addirittura all’interno della struttura aeroportuale.
Come si sviluppa il ranking dei 41 aeroporti?
Lo suddividiamo in tre parti. C’è la Top Eight. Da soli, i primi 8 aeroporti (19% del totale aeroporti) contribuiscono al 70% del totale passeggeri (154 milioni di passeggeri). Sono gli 8 aeroporti con numero di passeggeri superiore ai 10 milioni. In ordine decrescente per numero dei passeggeri sono questi gli 8 aeroporti: Fiumicino, Malpensa, Bergamo, Napoli, Catania, Venezia, Bologna, Linate.ù
Una parentesi animata da “patriottismo dolce”: Fiumicino è il migliore scalo d’Europa per l’ottavo anno consecutivo per l’Airports Council International (ACI) World.
Poi c’è, giusto per mutuare dal politichese attuale, il campo largo. 19 aeroporti (46% del totale aeroporti) sviluppano il 28% del numero dei passeggeri, in un range che va da sotto i 10 milioni a sopra il milione di passeggeri.
I 14 figli di un Icaro minore.
E poi… c’è la coda: 14 aeroporti (34% del totale aeroporti) sviluppano appena il 2% del totale passeggeri. Sono aeroporti con numero passeggeri inferiore al milione. Sono i figli di un Icaro minore. Ed è proprio di questo plotoncino di 14 figli di un Icaro minore che vogliamo soffermarci, stiamo parlando, in totale, di quasi 5 milioni di passeggeri.
Due capoluoghi di regione – Ancona e Perugia – dieci capoluoghi di provincia oltre all’isola di Lampedusa e alla città di Comiso in provincia di Ragusa, al capoluogo limitrofa. I dieci capoluoghi di provincia sono Pescara, Reggio Calabria, Rimini, Crotone, Salerno, Parma, Forlì, Bolzano, Cuneo, Foggia (quest’ultimo nell’immagine in apertura).
Questi 14 figli di un Icaro minore vivono con spessore differente da quello degli altri 27 aeroporti le relazioni con i loro stakeholders.
La relazione con le compagnie aeree è di subalternità. A dirla in parole crude, lo scalo è funzionante e genera voli e traffico passeggeri grazie alla presenza di compagnie aeree che hanno individuato potenzialità di business e mitigano il loro rischio imprenditoriale grazie ai generosi sussidi degli enti locali interessati allo sviluppo del loro territorio. In questi casi non è il vettore che paga lo slot, bensì è l’ente locale (comune, provincia, CCIAA, regione, altri ancora) che sovvenziona la compagnia aerea. Costoro, questi enti, sono in definitiva anche gli azionisti della società che gestisce l’aeroporto.
Al contempo, l’indotto sul territorio delle compagnie aeree è relativamente più forte rispetto a quello che si manifesta negli altri ambiti aeroportuali. Basti pensare al ruolo degli equipaggi. I loro pernottamenti in albergo, le loro cene e quant’altro correlabile a una permanenza che seppure breve non è episodica, trainano un indotto che in realtà piccole può comunque essere considerato rilevante.
Da non sottovalutare che questi figli di un Icaro minore sovente fungono anche da scali cargo e anche ciò, in tutta evidenza, genera indotto. Ovviamente, se rilevanza assume quanto generato dagli equipaggi, a maggior ragione va considerato l’indotto in presenze alberghiere generato dai passeggeri.
Insomma, la presenza di aeroporti ben funzionanti, non importa quanto piccoli essi siano, è comunque un fattore importante per il volano turistico sul territorio, considerata l’identità turismo = mobilità.