Le parole sono importanti. E il modo in cui si usano influenza le azioni, le prospettive e i risultati. Vediamo come il reiterare abitudini malsane o non più efficaci possa portare a un pericoloso immobilismo e a condizionare negativamente il futuro [e il presente] dell’hotellerie.

Abbiamo già affrontato il tema del lessico alberghiero che nasconde mille insidie e invita a perpetrare cattive abitudini. Perché no, non sono mai soltanto parole. E così dopo Abbiamo sempre fatto così, Ma noi lo facciamo già e Ma i nostri clienti sono abituati così, ecco una nuova [ma vecchia, vecchissima] espressione che si porta dietro tante delle problematiche che affliggono l’hotellerie italiana: l’evergreen Ma noi non ne abbiamo bisogno.

Cosa si cela dietro questa – solo apparentemente – innocua espressione? Semplicemente, tutto il male che affligge il nostro sistema ospitale. Ma noi lo facciamo già è una dichiarazione che – subdola e infingarda – si insinua nell’interloquire quotidiano dell’albergatore per poi entrare a farne parte e a porre le fondamenta per una mentalità retrograda, supponente e sempre meno incline al cambiamento in un mondo che invece – pensate un po’ – cambia alla velocità della luce.

Dite che stiamo esagerando? Ecco qualche esempio di vita vissuta pericolosamente.

È molto importante controllare i dati e confrontarli fra loro.

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Ah no? E come riesci a fare previsioni di occupazione, mettere in atto attività di marketing, revenue et cetera? Interpretando il volo degli uccelli? Leggendo le viscere dei galletti?

I tuoi collaboratori dovrebbero cercare di migliorare le tecniche di upselling.

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Infatti l’ultima volta che hai venduto un extra c’era Pippo Baudo a presentare Sanremo.

Ma qualche campagna di brand protection? Un po’ di SEO, no?

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Infatti, pur cercando il nome esatto del tuo hotel corredato di località e servizi specifici, il sito ufficiale compare nella ventisettesima pagina di Google, dopo hotelpercognatisingleveganiamantidelcurling.net.

Qui serve una seria politica di online distribution.

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Sì. Lo pensa anche il parroco del paese che hai costretto a suonare le campane l’ultima volta che ti è arrivata una prenotazione diretta.

Ci sarebbe da lavorare un po’ sul personale…

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Mi pareva infatti di aver notato lo staff del Paris Ritz Hotel, varcando la soglia della hall…

Un po’ di formazione?

Ma noi non ne abbiamo bisogno!

Qui devo darti ragione. D’altronde, come diceva il buon Leibnitz, Delle cose che non si conoscono si ha sempre un’opinione migliore.

Chissà perché, gli albergatori più inclini a imparare, a scoprire nuovi trend e a utilizzare nuove tecnologie, sono quelli che “non ne avrebbero bisogno”. Ho messo quest’ultima espressione tra virgolette perché tutti abbiamo sempre bisogno di imparare, ma così facendo ho voluto sottolineare il fatto che sono solitamente gli imprenditori più illuminati e i cui modelli di ospitalità sono già all’avanguardia ad avere sete di conoscenza mentre – paradossalmente – i titolari di strutture più retrograde e per questo destinate per forza di cose all’estinzione, sono quelli dalle cui bocche esce più frequentemente l’espressione Ma noi non ne abbiamo bisogno.

Cominciare a eliminare dal lessico e dalla mente certe false convinzioni è già un piccolo passo avanti.
One small step for a man, one giant leap for hospitality [semicit.].

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Leggi anche la parte 1 Abbiamo sempre fatto così, la parte 2 Ma noi lo facciamo già e la parte 3 Ma i nostri clienti sono abituati così.

Vuoi saperne di più? Ti aspettiamo l’11 ottobre al Palacongressi per la nona edizione di Hospitality Day.